DANIELE PICCININ “Arione” Metodo Classico 2017

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Regione: Veneto
Denominazione: Metodo Classico VSQ
Vitigni: 100% durella
Alcol: 13%
Tipologia di terreno: argillo-calcareo
Resa per ettaro: 80 ql.
Epoca di vendemmia: fine agosto, primi di settembre
Maturazione ed affinamento: acciaio e 10% barrique
Capacità di invecchiamento: oltre 10 anni
Tipologia: bianco
Formato: 0,75 lt.
Temperatura di servizio: 8/10° C.

Descrizione

“ARIONE” METODO CLASSICO MILLESIMATO 2017
Arione di Daniele Piccinin è uno spumante metodo classico da uve Durella. In vigna si prediligono piante spontanee, uso esclusivo di preparati vegetali e rame e zolfo, e completa assenza di erbicidi. L’uva viene pressata a grappolo intero solo per il mosto fiore, che fermenta in acciaio tranne una piccola parte (10%) che fermenta in legno; si mantengono i lieviti in sospensione fino a fine Gennaio per poi lasciare a riposo per un mese. Verso la fine di Febbraio viene preparato il piede di fermentazione con l’uva appassita; una volta pronto, l’uva viene pressata e si stima la quantità di zuccheri per calcolare quanta base si è in grado di spumantizzare. Viene poi mescolata la base e il mosto alle stesse temperature per poi imbottigliare. Successivamente le bottiglie vengono portate in un luogo temperato in modo da favorire l’innesco della fermentazione. Tempo di attesa di 24 mesi per poi sboccare aggiungendo lo stesso vino. Un metodo classico di ottima personalità e sapidità spiccata che lo rendono una bevuta piacevole ed equilibrata.
Daniele Piccinin inizia la sua avventua in vigna nel 2006, iniziando con la ricerca del non tradizionale: sceglie da subito di dedicarsi al vino in maniera del tutto naturale, con i suoi problemi, incertezze, esperimenti, ma poi tante soddisfazioni. Dice “ho imparato a fare vino…” e poi si corregge subito, “imparato…una parola grossa” c’è sempre da imparare, ma il primo insegnamento gli arriva proprio dalla natura stessa, sperimentare il meno possibile, perché ogni intervento è una manipolazione del frutto e della terra e il suo obiettivo principale è far si che dal suo vino si beva il territorio, tale e quale com’è. Vuole rendere giustizia a un vitigno sconosciuto ma autoctono, la Durella, una varietà che esiste da mille anni ma che rischia di andar persa. Anche questa scelta la dice tutta sulla sua determinata filosofia e profonda umiltà..
I suoi vigneti si estendono  3,5 ettari a San Giovani Ilarione in provincia di Verona, ai piedi della Lessinia nella valle d’Alpone (sul versante sud-est del monte Cimo, tra i 300 e 500 metri s.l.m.). La vallata è esposta da nord a sud e i due versanti sono estremamente diversi, uno ha suolo vulcanico, l’altro argillo-calcareo che permette vigorie e condizioni migliori per la Durella che Daniele coltiva.
La Durella è un vitigno medio tardivo, germoglia tardi, diversamente dallo Chardonnay, con cui taglia la Durella per poterla comunicare al mondo del vino con la giusta dignità. La raccolta va dalla prima decade di ottobre alla prima di novembre e questa sovra maturazione dell’uva rende al vino estrema complessità. L’acidità ha un ruolo fondamentale, da 2.9 di ph e da 7 a 11 di acidità.
Daniele è un altro di quelli che parla del suo vino come una creatura, da indirizzare all’inizio e poi da lasciar esprimere una volta seminate le basi. E come ogni creatura da tutelare, gli ostacoli e i pericoli ci sono sempre. I suo peggior nemico è l’ossigeno, non usa solforosa se non quando proprio è costretto, ma nell’esperienza ha compreso metodi per limitarla o escluderla completamente, con accorgimenti in fase di travaso che non alterano il gusto e non inquinano il vino.

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