Si fa presto a dire Gin, ma lo sai quante tipologie di ginepro esistono in natura???

Il gin è un distillato di mosto fermentato di cereali, solitamente granoturco, frumento e orzo, che viene aromatizzato con ginepro, spezie, agrumi, fiori, bacche e vari ingredienti scelti dal mastro distillatore: i cosiddetti botanicals.
Negli ultimi anni stiamo vivendo il Rinascimento del gin, è la bevanda spiritosa del momento, uno dei distillati più utilizzati per la creazione di cocktail.
Parlando di gin dobbiamo parlare assolutamente di ginepro!!!!
SAPEVI CHE esistono ben 65 tipi diversi di ginepro ???
Il ginepro è una conifera che cresce in un clima temperato freddo, preferibilmente montano: è diffuso in tutto il mondo, conosciuto per le sue doti medicamentose e molto apprezzato in cucina.
E’ italiano il primo proto-gin di cui si hanno notizie nella letteratura: nelle colline intorno a Salerno crescevano rigogliose piante di ginepro che venivano utilizzate negli alambicchi di monaci e farmacisti.
In una raccolta di trattati del 1055, il Compendium Salernita, si parla di un distillato di vino, infuso con bacche di ginepro.
Il concetto di acquavite al ginepro in quanto tonico ed energizzante prese sempre più piede e il consumo dei cordiali, dal latino cordis, “cuore”, era un medicinale diffusissimo durante la Peste nera a metà del XIV secolo.
La storia dei grandi distillati è sempre ricca di episodi e difficilmente si riesce a discernere tra storia e leggenda. Il gin non si sottrae a questa regola. La storia del gin nasce in Olanda.
La tradizione racconta di un farmacista Olandese, tale Sylvius Franciscus, medico e professore dell’Università di Leiden, che nel XVII secolo sperimentò un rimedio per i disturbi di stomaco e dei reni usando alcol di grano e bacche di ginepro (juniperus communis).
Nacque così la ricetta del Jenever, che più tardi diventerà “gin”.
In Gran Bretagna sostengono che già nel XVII secolo si produceva il “Geneva”, utilizzando orzo ed altri cereali mescolati con bacche di ginepro.
Come già detto il Jenever nasce come rimedio terapeutico che, unendo le caratteristiche dell’acquavite con quelle delle bacche di ginepro, doveva essere un rimedio adatto sia come digestivo sia come toccasana per i reni.
Gli Inglesi all’inizio importarono grandi quantità di gin, tuttavia non si limitarono solo a berlo ma contribuirono anche all’evoluzione e allo sviluppo della bevanda che nel frattempo aveva perso le caratteristiche di medicamento per divenire una bevanda alcolica. Inizialmente per la produzione di gin si utilizzava l’olio delle bacche di ginepro in infusione con l’alcol. Furono gli Inglesi che successivamente posero in infusione direttamente le bacche con coriandolo, scorza di arancia e altri vegetali per arrotondarne il profumo ed il sapore. Fu così che nacque il gin Inglese, diverso dal suo genitore Olandese: il “London dry gin”.
Lentamente l’evoluzione delle tecniche di distillazione migliorarono il prodotto fino ad arrivare ai giorni nostri.
Attualmente le tecniche di produzione del gin sono due.
In Olanda si utilizza il metodo della distillazione di alcol da cereali (orzo, mais, segala e altri ancora) mescolato a bacche di ginepro ed altre piante aromatiche. A volte il prodotto ottenuto viene ridistillato per ottenere il “doppio gin”.
In Gran Bretagna la base di partenza può essere un alcol etilico neutro di qualsiasi tipo, poi si procede all’aromatizzazione con bacche di ginepro, coriandolo (coriandrum sativum) ed altre erbe aromatiche tra cui semi di anice e finocchio, scorza di limone e di arancio, radice di liquirizia, angelica, giaggiolo, cardamomo, cumino e mandorle.
Quest’acquavite aromatizzata viene sottoposta ad un’ulteriore distillazione: si ottiene così il “London dry gin”.
La distillazione avviene in alambicchi di rame che possono essere discontinui per produzioni più piccole e pregiate oppure con distillazione continua, magari con l’alambicco Coffey, che si sta dimostrando molto valido ed efficiente, soprattutto quando ci sono in gioco quantità elevate di prodotto.
 Il gin viene raramente invecchiato, tuttavia per il suo affinamento si utilizzano botti di rovere che gli conferisce un colore leggermente dorato e prende il nome di “golden gin”.
 Esiste inoltre un altro modo di produrre gin aggiungendo olii aromatici ed essenziali prodotti industrialmente a dell’alcol neutro: una tecnica discutibile che produce un gin altrettanto discutibile. Malgrado le vicissitudini che la sua storia gli ha procurato, il gin rimane un’acquavite largamente consumata nel nord Europa e nel nord America, utilizzato sia come aperitivo, sia liscio come corroborante, nonché come componente principale di moltissimi cocktail e long-drink: Negroni, Cocktail Martini, Gin Tonic, Bronx, White Lady, Bramble, Clover Club.

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