Storia della viticoltura in Puglia …

La vite era probabilmente presente in Puglia prima dei tempi della colonizzazione greca già nel VIII secolo a.C. Alcune delle varietà oggi considerate autoctone di questa regione come il Negro Amaro e l’Uva di Troia vi sono state introdotte proprio dai Greci. Greco è anche il sistema di coltivazione della vite ad “alberello”, il metodo più diffuso in Puglia. Nella sua monumentale opera Naturalis Historia, Plinio il Vecchio ricorda che in Puglia erano presenti le Malvasie Nere di Brindisi e Lecce, il Negroamaro e l’Uva di Troia. Plinio il Vecchio definì Manduria come viticulosa, cioè “piena di vigne”. Con la costruzione del porto di Brindisi nel 244 a.C. il commercio del vino pugliese conobbe un periodo piuttosto fiorente e a Taranto, con lo scopo di facilitare la spedizione e l’imbarco, si conservano enormi quantità di vino in apposite cantine scavate nella roccia lungo la costa.
Dopo la caduta dell’impero romano, la viticoltura e la produzione di vino in Puglia subirono un periodo di crisi e fu solo grazie monaci che le due attività continuarono a prosperare in Puglia. L’importanza dello sviluppo della viticoltura e della produzione del vino fu ben compresa anche da Federico II che fece piantare migliaia di viti nella zona di Castel del Monte, importando le piante dalla vicina Campania.
Durante il Rinascimento i vini della Puglia cominciarono a diffondersi nelle altre zone d’Italia e in Francia. Nei periodi successivi la Puglia si farà sempre notare per le enormi quantità di vino prodotte, piuttosto che per la loro qualità. Quando la fillossera fece la sua comparsa nei vigneti del nord Italia e in Europa, le enormi produzioni di vino della Puglia fecero sentire meno gli effetti di questo flagello, arrivando perfino in Francia, dove la produzione non era sufficiente a soddisfare le richieste locali.
Il ritardo nell’arrivo della fillossera fece giungere in Puglia imprenditori francesi che qui iniziarono a produrre vino da esportare in Francia, Germania e Austria. Ma alla fine la fillossera arrivò anche qui, segnando il crollo di quella che sembrava un fiorente ripresa. Negli anni seguenti videro una produzione massiva senza nessun criterio di qualità, prevalentemente concentrata sui vini da taglio, destinati a dare corpo e colore alle produzioni di altre zone d’Italia e d’Europa. Bisognerà attendere gli anni 1990 perchè si registri in Puglia una nuova consapevolezza delle potenzialità enologiche della regione da parte di produttori locali e anche di cantine provenienti da altre regioni d’Italia.

Lascia un commento